Nella I parte abbiamo preso in considerazione dei dati statistici recenti sull'incidenza delle patologie tumorali in Italia. Andiamo ora a scovare qualche buona abitudine, che magari già abbiamo adottato o che conosciamo bene, ma che potremmo aver trascurato un po’. Prediligere frutta e verdura di stagione (senza arrivare ad essere vegetariani...) Includere nella dieta quotidiana (ricordiamoci anche che dieta, dal greco dìaita, significa tenore, stile di vita e che quindi non ha nulla ha che vedere con restrizioni e limiti eccessivi) almeno 5 porzioni tra frutta e verdura. La frutta e la verdura che consumiamo contengono importanti quantità di fibra (nella misura almeno di grammi 15-20 gr al giorno, che ci aiuterà a proteggere il colon retto ad esempio), antiossidanti che combattono i radicali liberi come la vitamina C, la vitamina E, i folati, i carotenoidi, il Selenio, lo Zinco. Acquistare della frutta di stagione significa comprare un prodotto che proviene da coltivazioni italiane o straniere certificate, che ha maggiori principi nutritivi e meno ausili chimici (pesticidi) e che sfrutta quasi esclusivamente il potere del sole per crescere, che non è stato trasportato per kilometri in condizioni discutibili (eccessivo calore, eccessiva carica germicida, umidità, troppa luce), che non ha contribuito ad incrementare l'inquinamento atmosferico già preoccupante, significa aiutare dove possibile il contadino di casa nostra e la sua attività (i cosiddetti Km 0). Quali sono gli alimenti di questa stagione? Arance, banane, fragole, kiwi, lampone, mele, pere, asparagi, bietole, broccoli, carote, cavoli, fave, finocchi, radicchio, spinaci, ravanelli, rucola.
Nella piramide alimentare dobbiamo dare la preferenza a cereali (circa 85 gr al giorno), pane, pasta e riso integrali (anche se a tutt'oggi molto spesso “l'integrale” non è altro che crusca addizionata alla farina bianca...perciò prestate molta attenzione!) e legumi. Questi ultimi contengono grassi e proteine vegetali che sostituiscono ottimamente quelle animali. Tra i legumi, in particolare, andrebbe consumata la Soia che contenendo Isoflavoni può contribuire ad allontanare il rischio di tumore al seno (gli Isoflavoni hanno la stessa attività degli estrogeni, ma non hanno origine chimica e di sintesi).
Altro consiglio è quello di cercare cibi che contengano grassi Omega-3 e quindi pesce (salmone, sardine, ad esempio), frutta secca (mandorle che hanno anche un'importante quantità di magnesio con le note caratteristiche antispastiche e di riequilibratore dell'umore), semi (ad esempio zucca, lino, girasole), grani di polline (che rinforzano naturalmente il sistema immunitario).
L'ideale sarebbe limitare il consumo di carne a 500 gr a settimana (in particolare non eccedere con manzo, agnello e maiale) e salumi (mi riferisco sopratutto a quelli conservati nelle vaschette perchè contenenti più sodio e conservanti come i nitrati oltre ai grassi saturi) alle 2-3 volte a settimana in modo da allontanare possibili danni ad intestino, vescica e stomaco.
Dovremmo ridurre l'apporto di sale (max 5 gr al giorno) ricorrendo all'aiuto delle spezie che hanno azioni antinfiammatorie, anticancro ed antimicrobiche e che ci permetteranno di raggiungere ugualmente la sapidità del cibo. Limitare il sale non ci aiuterà solo a ridurre la ritenzione idrica, ma anche l'affaticamento cardiaco. In commercio ce ne sono davvero molte e si possono abbinare in maniera interessante: curry, zenzero e curcuma colorano e profumano vivacemente i nostri piatti, timo, maggiorana, basilico, origano, prezzemolo, rosmarino, anice, peperoncino, cumino, coriandolo, finocchio sono tipiche piantine mediterranee che possiamo coltivare nel nostro balcone. Dobbiamo cercare di insaporire i nostri piatti anche con aglio e cipolla dalle note proprietà anticancro e di mangiare maggiormente broccoli, cavoli, broccoletti, funghi per uguale motivo. Limitare l'uso di latte e latticini che sono sì fonte di calcio, ma incrementano l'acidità gastrica (il pH del nostro organismo deve essere più vicino all'alcalinità). Cerchiamo semmai di dare la preferenza a latti parzialmente scremati e formaggi magri per prevenire danni alla prostata. Altro suggerimento è quello di bere e mangiare yogurt probiotici (almeno 300 gr al giorno) che fanno bene alla flora saprofitica, i batteri buoni che abbiamo naturalmente nel tratto intestinale e che hanno buone influenze anche sull'esercito immunitario oltre che sulla regolarità. Una ricerca attualmente ha dimostrato le indubbie capacità dei probiotici (meglio se sono i probiotici Rhamnosi) anche per contrastare gli sbalzi d'umore.
Ricordiamoci, inoltre, di dare maggiore spazio alla cottura a vapore, al forno, alla bollitura o semplicemente utilizzare cibi crudi e freschi che mantengono intatte le vitamine ed i principi nutritivi. La frittura (che bontà...) libera purtroppo una sostanza cancerogena chiamata Acroleina, mentre la cottura alla brace libera il Benzopirene. Attenzione a non esagerare perciò! Anche la cottura a pressione sarebbe da limitare perchè porta via molta parte della buona Vit C. Ancora... Dovremmo bere del tè verde (che contiene polifenoli chiamati catechine ed ha un'ottima azione antiossidante se rispettiamo il tempo di infusione di 5 minuti max), un bicchiere di vino rosso al giorno (tra i principi che contiene il più importante è il Resveratrolo che combatte la progressione della malattia cancerosa) e mangiare ogni tanto un quadretto di cioccolato fondente (anche se calorico è ricco di polifenoli). Interessante è anche l'introduzione nella cucina italiana delle alghe che grazie alle Fucoxantine, al Fucoidano ed ai principi minerali aiutano a combattere la crescita delle cellule cancerose (vedi l'incidenza minore del cancro nella popolazione giapponese). Importante è anche conoscere bene l'acqua che si beve prediligendo una oligominerale con basso contenuto di sodio (il residuo fisso) e berne almeno 1,5 lt distribuita durante il giorno. Ridurre l'uso di grassi solidi come burro e margarina che contengono grassi saturi e trans e dare la precedenza in assoluto all'olio extravergine di oliva (il nostro buon olio italiano). Limitare, ma non evitare del tutto, alcol, bevande zuccherate, caffè, succo di pompelmo (limita l'assorbimento dei medicinali), proteggersi dall'esposizione solare incontrollata, cercare di allattare al seno il proprio bimbo per almeno 6 mesi così da aiutarlo a rinforzare le proprie difese immunitarie.
Non sto dicendo di eliminare, ma di limitare, controllare e selezionare ciò che mangiamo e come lo mangiamo; dobbiamo prendere coscienza del cibo che portiamo in tavola in virtù di una parola chiave: equilibrio.
STILE DI VITA Fondamentale è conoscere se stessi, sapere dove intervenire se ce n'è bisogno; conoscere i propri punti deboli.
Cominciamo col calcolare il nostro indice di massa corporea (BMI) per capire se il nostro sia un peso normale e giusto, un sovrappeso oppure un'importante obesità su cui lavorare. BMI= peso in kg/altezza al quadrato con un risultato inferiore a 18,5 siamo in sottopeso tra 18,5 e 24,9 parleremo di peso normale tra 25 e 29,9 siamo in sovrappeso da 30 in su si parlerà di sovrappeso (di tipo I, II oppure III a seconda della gravità)
Subito sotto, invece, una tabella in cui sbirciare e trovare il proprio peso forma.
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Queste formulette e tabelle (chiaramente con tutti i limiti che portano con sè) potranno cominciare a darci un'indicazione sul nostro stato fisico.
Un impegno fisico moderato, come una camminata per mezz'ora al giorno ad esempio (con un contapassi potrete valutare se avete percorso i famigerati 10.000 passi quotidiani necessari al buon stato fisico), può essere un buon inizio per sentirsi bene. Quante volte ci avranno detto di non usare l'ascensore, ma le scale oppure di parcheggiare lontano la macchina e fare la strada a piedi? Milioni? Perchè non cominciamo a farlo davvero?!
Curare di più l'alimentazione e lo stile di vita, programmare dei controlli regolari ed integrare la dieta quotidiana con un piccolo aiuto naturale come il Goji sono tutti validi e semplici suggerimenti che possiamo adottare sin da subito.
LE BACCHE DI GOJI COME SPUNTINO SALUTARE E' ormai chiaro e da più fronti ribadito quanto l'alimentazione abbia parte integrante nella prevenzione e nella terapia contro il cancro (il dott. Franco Berrino del dipartimento di medicina preventiva dell'Istituto Nazionale Tumori di Milano sta portando avanti questa battaglia da tempo, vedi inchiesta delle Iene su Italia1). La bacche di goji con la sua scorta di principi attivi aumenta gli intercettatori prodotti dall'organismo, stimola la produzione di globuli bianchi, le truppe a nostra difesa e ne migliora la comunicazione. Non solo... Il notevole aumento di SOD dovuto ad oligoelementi come lo zinco ed il rame, presenti nel Goji, rende inoffensivo il Superossido, il radicale più diffuso. L'enzima Glutatione, in collaborazione col Selenio contenuto nella bacca, offre degli elettroni in eccedenza ai ladri radicali liberi e con questo stratagemma li mette fuori combattimento. L'acido ellagico, altro elemento presente nelle bacche di goji, sostiene il corpo nel combattimento contro sostanze non-self invasive e probabilmente tumorali. Il pigmento beta-criptoxantina risulta più efficacie del betacarotene nella lotta al cancro ed il Goji ne è ricco, i polisaccaridi delle bacche di goji stimolano le cellule ormai danneggiate ad autodistruggersi in massa (apoptosi) in una sorta di autosuicidio che frantuma la cellula...
...insomma, perchè non avvalersi di un cibo buono e naturale per incrementare le proprie difese immunitarie ed aiutarsi a stare meglio?
P.S. Se vi stavate chiedendo quando si terrà la Race For The Cure eccovi accontentati: il 18 maggio a Roma un'immensa e felice “massa umana” corrererà nella meravigliosa cornice romana, dalle terme di Caracalla si snoderà per 5 km di corsa o 2 km di passeggiata. Vi va di farne parte? Allora date un'occhiata al sito www.komen.it D'altronde da qualche parte bisogna pur cominciare...!
Non vi sono pozioni magiche che facciano sparire miracolosamente una neoplasia maligna, ma certamente possiamo attivare sin da subito delle sane e corrette misure di controllo e prevenzione che limitino ed attutiscano, per quanto possibile, un danno cellulare irrimediabile. L'alimentazione può divenire, allora, sia prevenzione che, addirittura, terapia.
ANCORA OGGI Con il 30% di decessi a questo imputabili, il cancro appare come la seconda causa di morte nel mondo subito dopo le malattie a carico dell'apparato cardiovascolare. E' chiaramente di conforto sapere che le prospettive di vita, a partire dal quinto anno dalla diagnosi di tumore, si sono notevolmente allungate e sono ormai sovrapponibili a quelle di individui cui non è mai stato diagnosticato un tumore. Negli ultimi anni circa il 62% delle donne ed il 52% degli uomini è ancora vivo a distanza di 5 anni dalla diagnosi. SOLO UN PICCOLO ACCENNO... Il cancro è una neoplasia (nuova formazione) o tumore (da Tumor, rigonfiamento) che può avere carattere benigno oppure maligno se è stato intaccato il nostro patrimonio genetico, il cosiddetto Genoma. Se maligno, il cancro, con le sue cellule neoplastiche, con una rapidità via via maggiore, avvinghia le cellule buone e porta ad una veloce riproduzione di cellule dannose, come un granchio che avvolge con le sue chele la preda (ecco perchè definito cancro).
NUMERI & DATI Andiamo a scorrere qualche dato risalente al 2012 raccolto dall'Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM); questo servirà a darci un'idea ben più definita ed una consapevolezza maggiore di un fenomeno davvero importante a cui dedicare almeno un pensiero. 364.000 sono le nuove diagnosi di tumore ogni anno il 56% di queste sono uomini il 44% donne La frequenza è più elevata rispetto al nord-Europa ed agli Stati Uniti e con una attuale preponderanza nel nord e centro Italia (forbice, però, che si sta lentamente assottigliando). Il tumore più frequente è quello al colon retto, a seguire quello alla mammella (47.000 nuovi casi di tumore al seno ogni anno e la Race for the Cure di Roma, Bologna e Bari, corsa organizzata dalla fondazione Susan Komen che raccoglie fondi per la ricerca, con i suoi 55.000 partecipanti dimostra quanto sentita sia la causa), poi quello alla prostata ed ai polmoni. Numeri che parlano a gran voce ed urlano la pericolosità di pigrizia, disinformazione e paura spesso immotivata. Prendere coscienza del proprio corpo, dei propri limiti, delle proprie possibilità ed apportare dei cambiamenti positivi al nostro stile di vita significa fare del bene non solo a noi, ma alla nostra famiglia, ai nostri bambini. Se lo stile di vita fosse sano e corretto, ci fosse un'efficacie attività di screening, dei controlli clinici e strumentali periodici ed una diagnosi precoce quei dati verrebbero completamente ribaltati e rivoluzionati perchè è calcolata al 70% la percentuale di tumori che potremmo diagnosticare e prevenire per tempo.
COSA STO MANGIANDO?
Questa che vediamo è la cosiddetta “piramide alimentare” che ci aiuta nella scelta del cibo, nel porzionamento e nella priorità che dobbiamo dare ad alcuni alimenti piuttosto che ad altri. Nata negli Stati Uniti negli anni '90 si è evoluta nel corso del tempo a seguito di nuove scoperte, ricerche ed evidenze; ad esempio l'importanza data all'idratazione, all'attività fisica ed al mantenimento del peso corporeo sono indicazioni del tutto recenti.
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Nella Parte II dell'articolo vedremo in che maniera l'alimentazione può essere utile o nociva all'organismo in merito alla prevenzione delle patologie tumorali.
La tiroide è una ghiandola dell’organismo situata sulla laringe. La sua funzione è la produzione degli ormoni tirodei T3 e T4 a di calciocistina. Gli ormoni tiroidei entrano in circolo nel sangue e vanno a regolare numerosissime funzioni nell’organismo in particolare quelle del metabolismo basale modulando ad esempio la produzione del calore nel corpo, la sintesi proteica e l’utilizzo di ossigeno da parte dei tessuti. Influiscono inoltre sulla funzione del miocardio e durante l’infanzia regolano lo sviluppo del sistema nervoso (un ipotiroidismo in questa età determina un deficit a livello cerebrale). La calcio cistina invece regola il metabolismo del calcio. Affinché la tiroide funzioni correttamente sono necessari due oligoelementi assunti attraverso l’alimentazione: lo iodio e il selenio. Mentre l’importanza dello iodio è molto conosciuta, una minore attenzione è stata prestata finora al ruolo importantissimo del selenio, a maggior ragione se si considera la sua scarsa presenza in alimenti di consumo quotidiano e la sua necessaria integrazione.
Il selenio e la sua importanza per la tiroide
Il selenio è un oligoelemento dal potere antiossidante che regola il funzionamento di numerosi enzimi, chiamati seleno-proteine, di cui i più importanti espletano la loro funzione all’interno della tiroide.
La glutatione-perossidasi è un’importantissima seleno-proteina che permette la sintesi dell’ormone tiroideo T4 (tiroxina) in T3 (triiodotironina). Riveste inoltre un ruolo chiave nella lotta ai radicali liberi in tutto l’organismo e in particolare nella tiroide dove gioca un ruolo decisivo nella protezione delle cellule tiroidee nei confronti dei radicali liberi generati dai processi chimici necessari alla sintesi della tireoglobulina.
La iodiotironina deiodinasi è costituita da una famiglia di enzimi detti desiodasi (D1, D2, D3) che modulano l’attivazione degli ormoni tiroidei nei diversi organi. In questa funzione la presenza di selenio in una sufficiente quantità nel plasma è decisiva per il funzionamento di questi enzimi.
La tioredoxina reduttasi contrasta lo stress ossidativo.
Carenza di selenio e ipotiroidismo
Diversi studi hanno messo in evidenza una correlazione fra ipotiroidismo e carenza di selenio. Bassi livelli di selenio infatti porterebbero ad una ridotta produzione di ormoni tiroidei: l’aumento dello stress ossidativo nella tiroide dovuto a carenza di selenio determinerebbe infatti un attacco dei tessuti tiroidei da parte dei radicali liberi. La tiroide sarebbe non sarebbe pertanto più in grado di espletare appieno la sua funzione. Questa condizione di ridotta produzione di ormoni tiroidei nel corso del tempo condurrebbe infine ad uno stato di ipotiroidismo.
Si suppone inoltre che la carenza di selenio insieme a quella di vitamina D e omega-3 sia la causa dello sviluppo della tiroidite autoimmune (Tiroide di Hashimoto).
A completamento o in alternativa della terapia ormonale in caso di tiroidite autoimmune si consigliano 100-300µg di selenio al giorno. Il selenio nell'alimentazione
Nel corso del tempo è stata riscontrata sempre una maggiore tendenza al deficit di selenio, soprattutto nei Paesi occidentali. Si suppone che questa carenza sia determinata da una minore reperibilità di selenio negli ortaggi a causa degli attuali metodi di coltivazione degli alimenti. In genere inoltre la quantità di selenio nella frutta e nella verdura è di gran lunga inferiore rispetto a carne e pesce, alimenti che a livello salutistico tuttavia non possono essere consumati quotidianamente. L’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione riporta il fegato di bovino come l’alimento più ricco di selenio con 145 µg/100g , a seguire tonno, sardine, aragosta, cozze, sogliola, triglia ed altre carni. La prima verdura a fare la comparsa nella tabella sono i fagioli con appena 16 µg/100g .
Le bacche di goji che non vengono menzionate nella suddetta tabella contengono per contro 50 µg/100g e rappresentano in questo senso un buon integratore di selenio nella nostra alimentazione. Proprio in virtù del loro elevato contenuto di selenio, le bacche di goji sono sconsigliate durante gravidanza e allattamento.
Fonti: Andrioli M. Dott., Selenio e tiroide, endocrinologiaoggi.it, 11-2011. Lünow R. Dott., Hashimoto-Thyreoiditis (Schilddrüsenentzündung), lunow.de. Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, Tabella di composizione degli alimenti, inran.it
Uno dei desideri più grandi che accompagnano l’avanzare dell’età è sicuramente legato alla salute. Lo stile di vita che conduciamo nel corso degli anni è un fattore importante per il mantenimento di un buono stato di salute anche in età avanzata. Condizioni ambientali ma soprattutto alimentazione e movimento costituiscono le basi per poter raggiungere questo obbiettivo.
Il processo di invecchiamento
Con l’avanzare dell’età la qualità della vita diminuisce in concomitanza con l’insorgere dei primi segni del processo di invecchiamento dell’organismo. Due problemi particolarmente frequenti sono l’indebolimento del sistema immunitario che non è più in grado di fornire una risposta adeguata agli attacchi degli agenti patogeni (maggiore disposizione a virus influenzali, sintomi più accentuati, maggiore possibilità di complicazioni, ripresa più lenta) e problemi articolari dovuti ad un indebolimento della struttura ossea, ad una perdita di tono muscolare, all’insorgere di patologie infiammatorie croniche. I dolori articolari conducono a loro ad una diminuzione delle attività motorie. Anche le funzioni cognitive, in particolare la memoria, risentono dell’invecchiamento dell’organismo con una crescita del senso di insicurezza e inadeguatezza nei confronti della realtà esterna.
Lo stile di vita conta
Il processo di invecchiamento non può essere bloccato ma di sicuro esistono diverse possibilità per rallentarlo e affrontare al meglio la terza età. È negli anni che la precedono che vanno gettate le basi da un punto di vista dello stile di vita. E con il passare degli anni queste abitudini devono diventare una prassi e non una scelta.
Fornire al corpo determinati nutrienti è di vitale importanza per lo svolgimento di numerose funzioni e per il mantenimento delle parti del corpo che vi sono addette. Se un nutriente fondamentale viene a mancare per un lungo periodo il cuore, il metabolismo, le articolazioni così come pure la memoria risentono di questa carenza. Sono in particolare le cellule delle articolazioni a trarre vantaggio da un’alimentazione ricca di nutrienti. Prodotti integrali così molta frutta e verdura garantiscono una buona base a cui vanno aggiunti i grassi acidi della classe omega. Le bacche di goji con il loro straordinario contenuto di nutrienti completano una sana alimentazione sotto molteplici aspetti o integrano quelle sostanze che spesso scarseggiano nella dieta.
Del sano movimento dovrebbe appartenere alle abitudini quotidiane in qualsiasi età. Il mantenimento di regolare esercizio fisico aiuta l’organismo a mantenersi vitale anche in età avanzata e a contrastare disturbi cardiocircolatori. La ridotta produzione di ormoni sessuali (estrogene nelle donne e testosterone negli uomini) conduce ad una progressiva perdita di capacità motorie. Una cura ormonale in questo caso (possibile sia nell’uomo che nella donna) può favorire lo svolgimento di attività fisica senza incorrere in dolori articolari.
Da evitare assolutamente invece in età avanzata sono: • zuccheri • nicotina • caffeina • prodotti di farine bianche • consumo eccessivo di carne • grassi saturi
Allenare costantemente la memoria e in generale in cervello favorisce infine un migliore mantenimento delle facoltà cognitive. Il cervello così come il resto dell’organismo necessita di costante allenamento per non andare incontro ad una progressiva atrofia. Anche una sufficiente idratazione e corretta alimentazione sono essenziali per un buon funzionamento della stanza dei bottoni del nostro organismo, a maggior ragione con l’avanzare degli anni. Quali cibi forniscono i nutrienti più importanti per il cervello potete scoprirlo qui.
Come recita un noto detto popolare „l ’Epifania tutte le Feste si porta via”. Cosa resta tuttavia oltre al senso di amarezza del ritorno alla quotidianità, è anche a livello fisico una quantità di scorie, tossine e, ahimé, qualche chilo in eccesso da smaltire.
La Coldiretti stima che durante le Feste natalizie di media vengano presi 2 kg a persona. I fortunati che possiedono un metabolismo in grado di smaltire meglio zuccheri, carboidrati e grassi in eccesso possono ritenersi indenni, mentre i più sfortunati dovranno fare i conti anche con 3-4 kg di troppo.
Non vi è motivo tuttavia di abbandonarsi alla disperazione. Basta armarsi di buona volontà e seguire una serie di regole che dovrebbero far parte in realtà delle abitudini quotidiane durante tutto l’anno. Esistono inoltre una serie di cibi che aiutano a disintossicare l’organismo in maniera più veloce e possono quindi sostenerci in questa piccola sfida natalizia.
Qualche semplice regola…
1. Bere 2. Alimentazione da prediligere 3. Movimento 4. Cibi detox
1. Bere La buona notizia è che i chili accumulati durante le Feste spesso non sono costituiti da grassi che il corpo non ha tempo di accumulare in un periodo così breve ma da acqua ritenuta dai tessuti per consumo eccessivo di zuccheri. La prima regola da seguire è pertanto bere molto, sia appunto per permettere al corpo di eliminare la ritenzione idrica, sia per favorire la naturale eliminazione di tossine attraverso i reni. Ad aiutare quest’ultima intervengono anche i cibi detox.
2. Alimentazione L’alimentazione da prediligere dopo le feste è in realtà un regime alimentare che dovrebbe essere seguito tutto l’anno e che privilegia frutta e verdura, che apportano una quantità di liquidi che va ad integrare l’acqua, nonché preziose vitamine e Sali minerali. Prediligere le proteine semplici di pesce e carni bianche o, ancora meglio, dei legumi, moderare il consumo di pane e pasta che devono tuttavia essere presenti nell’alimentazione ed eliminare o limitare al minimo il consumo di dolci e superalcolici che possiedono un elevato indice glicemico sono le poche regole alimentari da seguire. Fin qui, appunto, nulla di nuovo, si tratta di regole generali per una corretta alimentazione.
3. Movimento Ad aiutare il corpo nel lavoro di disintossicazione ed eliminazione di scorie e grassi in eccesso è anche del sano movimento, utile non solo a bruciare calorie ma anche a favorire un miglior funzionamento del metabolismo e a stimolare il sistema immunitario, specialmente in un periodo dell’anno in cui l’organismo è maggiormente esposto a malanni di stagione. 20 minuti di passo veloce al giorno dovrebbero essere garantiti quotidianamente, ancor meglio se si ha la possibilità di praticare movimento in palestra o all’aperto con una cadenza regolare. È preferibile tuttavia non esagerare, meglio un passo veloce e costante che una corsa, specie in mancanza di allenamento.
4. Cibi detox Vi sono inoltre una serie di alimenti che possono aiutare l’organismo a purificarsi, sia favorendo la naturale eliminazione delle tossine e dei grassi, sia accelerando il metabolismo.
1. Tutte le verdure a foglia verde Grazie alla clorofilla favoriscono la disintossicazione dell’organismo da tossine e metalli pesanti, hanno un bassissimo regime calorico e apportano una buona quantità di liquidi. Integrare quindi insalate, cicoria, spinaci, bietole e altre verdure a foglia verde nell’alimentazione quotidiana. Preziosissimo in particolare il tarassaco (dente di leone) per la sua capacità di stimolare la funzione del fegato, il centro di disintossicazione dell’organismo, e favorire la pulizia gastrointestinale.
2. Carciofi Hanno un effetto diuretico ma soprattutto favoriscono da un lato la produzione della bile da parte del fegato, dall’altro il deflusso della stessa dalla cistifellea all’intestino dove può svolgere la sua importante funzione.
3. Limone Possiede un grande potere disintossicante in quanto stimola il rilascio di enzimi che rendono le tossine idrosolubili e quindi facilmente eliminabili attraverso i reni.
4. Broccoli Broccoli meglio se sottoforma di germogli che contengono fino volte la quantità del preziosissimo sulforafano rispetto al broccolo maturo che stimola la produzione di enzimi detox e antiossidanti
5. Bacche di goji Ricchissime di vitamine del complesso B e vitamina C nonché il suo precursore, così come di calcio, zinco, magnesio, e ferro, tutti elementi importantissimi per la disintossicazione dell’organismo. Le tossine favoriscono inoltre la produzione di radicali liberi. Grazie al loro altissimo potenziale antiossidante le bacche di goji aiutano l’organismo a contrastare i radicali liberi in eccesso. Aiutano in questo senso anche il lavoro del fegato nel quale insieme alle tossine da eccessi alimentari si accumulano anche i radicali liberi in grandi quantità. Presentano un basso indice glicemico e grazie alla presenza di cromo favoriscono il trasporto dell’insulina nel sangue. Anche consumate in piccole quantità forniscono all’organismo preziosi nutrienti come vitamine, Sali minerali, amminoacidi essenziali e antiossidanti e stimolano il sistema immunitario messo alla prova nel periodo invernale dall’attacco di agenti patogeni. Infondono infine un senso di sazietà che contribuisce a superare meglio le pause tra i pasti e a limitare la quantità di cibo assunto durante gli stessi.
6. Aglio, curcuma e coriandolo Anche i condimenti e le spezie possono contribuire alla disintossicazione dell’organismo. Ad eccellere in questa funzione è l’aglio, un potente antivirale. Grazie ai solfurici l’aglio espleta una funzione detossinante. Inoltre il suo pricipio attivo, al curcumina, contenuta ovviamente anche nella spezia curcuma, aiuta ad eliminare le tossine dal sangue. Il coriandolo favorisce un corretto funzionamento del metabolismo dei carboidrati e aiuta a liberare il corpo da metalli pesanti che si possono accumulare nei tessuti non solo ad opera dell’inquinamento ma anche attraverso un’alimentazione scorretta.
7. Tè verde Gli antiossidanti catechine contenute nel tè verde stimolano l’attività del fegato e contribuiscono così alla purificazione dell’organismo.
Fonti: Zentrum der Gesundheit, "Entgiften Sie Ihren Körper", 23 aprile 2010 La Repubblica, 6 gennaio 2014
Che le bacche di goji fossero un toccasana per il sistema immunitario è risaputo. Numerosi studi clinici e di laboratorio mostrano come in particolare i polisaccaridi unici presenti nelle bacche di goji siano in grado di rinforzare il sistema immunitario, in particolare l’attività dei macrofagi e il numero dei globuli bianchi.
Proprio per questo motivo le bacche di goji vengono sconsigliate in caso di trapianto d’organi in quanto stimolando la risposta immunitaria possono entrare in conflitto con l’azione dei farmaci immunosoppressivi che vanno assunti in seguito ad un trapianto.
Uno studio recentemente condotto alla Tufts University in Massachusetts ha messo in evidenza un’influenza positiva delle bacche di goji come coadiuvante del vaccino antinfluenzale.
Il suggerimento per una ricerca sugli effetti delle bacche di goji in concomitanza con il vaccino è giunta ai ricercatori del Jean Mayer USDA Human Nutrition Research Center on Aging (USDA HNRCA) dopo che il team del Dott. Simin Nikbin Meydani della Tufts ha osservato gli effetti in una ricerca condotta sul modello animale in cui i topi più anziani (e quindi più deboli) hanno mostrato un’accresciuta resistenza nei confronti del virus assumendo le bacche di goji in concomitanza con il vaccino antinfluenzale.
Il goji si è dimostrato particolarmente adatto a stimolare l’attività delle cellule dendritiche che dimostrano avere un ruolo di primordine nella difesa contro le infezioni di tipo virale. Durante lo studio agli animali insieme al vaccino sono state integrate nella dieta bacche di goji, nello specifico un latte preparato con le bacche.
L’osservazione ha messo in evidenza una migliore risposta anticorpale al virus indicato da una minore perdita di peso nei topi più anziani. Un dato positivo che indica una diminuzione dell’incidenza del virus e dei rischi correlati per i soggetti anziani. Se quest’anno non avete ancora fatto il vaccino e avete intenzione di farlo ricordatevi quindi di sgranocchiare qualche bacca di goji al contempo.
Le bacche di goji ci regalano vitalità e benessere e ci aiutano a contrastare lo stress ossidativo causato dai radicali liberi. Proprio come noi, gli amici a quattro zampe non sono immuni all’azione nociva di questi ultimi e devono far fronte allo stesso modo allo stress ossidativo.
A differenza dell’uomo i nostri amici a quattro zampe sono meno esposti ad un’alimentazione scorretta ricca di grassi e zuccheri o ad abitudini nocive come alcol, fumo e esposizione eccessiva ai raggi UV che favoriscono una sovrapproduzione di radicali liberi.
È pur vero tuttavia che anche i nostri animali domestici sono influenzati dalla coesistenza dell’uomo a partire dall’alimentazione fino ad arrivare all’esposizione ad inquinamento in particolare in città. Cani e gatti in particolare inoltre hanno inoltre un maggior rischio di sviluppare patologie della pelle da esposizione ai raggi UV, in particolare tumori anche se meno esposti all’irradiazione solare.
Possiamo allora sfruttare i benefici delle bacche di goji anche per i nostri amici a quattro zampe? La risposta è si ma con la dovuta attenzione.
Al momento non esistono ancora studi olistici sui benefici delle bacche di goji per gli animali domestici ed è possibile incontrare opinioni a volte contrastanti. Oltreoceano il goji è già in commercio per animali domestici sottoforma di estratto da integrare all’alimentazione degli animali, spesso povera di vitamine, Sali minerali, e microelementi, di cui invece il goji è ricco.
Fra i benefici per gli animali vengono annoverati in particolare: - un pelo più lucente - mantenimento di una buona vista - più vitalità (senza nervosismo) - benessere e equilibrio, - resistenza - inibizione di aggressività - aiuto per contrastare i tumori alla pelle - rinforzo del sistema immunitario
Dosi consigliate
I veterinari consigliano un massimo di 5 bacche per kg di peso corporeo da introdurre molto lentamente nella dieta. È questo infatti il fattore a cui bisogna prestare più attenzione. Dal momento che cani e gatti non sono i grado di digerire bacche e semi come un organismo umano, l’introduzione improvvisa nella dieta può causare problemi gastrointestinali ed episodi di dissenteria. Si consiglia di introdurre le bacche molto lentamente nella dieta cominciando da una al giorno e aumentando via via la quantità. Se l’animale accusa problemi gastrointestinali sospendere subito la somministrazione. In alternativa è possibile sostituire le bacche con del succo in una quantità massima di 0,5 ml per kg di peso corporeo.
Il valore del pH indica la quantità di ioni di idrogeno presenti in una soluzione in una scala che va grossomodo da 1 a 14 dove 7 indica uno stato neutro. I valori da 1 a 6 indicano uno stato di acidità e quelli da 8 a 14 uno stato di alcalinità. Il sangue umano è ad esempio leggermente alcalino con valori che variano tra 7,35 e 7,45.
Nel nostro corpo esistono determinati equilibri di pH (il sangue ha un pH diverso da quello dei tessuti o delle urine) che devono essere rispettati al fine di garantire la funzionalità delle cellule. Per mantenere questo equilibrio l’organismo mette in atto una serie di meccanismi detti “tampone”. Ad esempio attraverso la respirazione espelle in continuazione acidi volatili o grazie produzione di urina vengono eliminati acidi fissi.
Anche l’alimentazione è in grado di influenzare questo equilibrio. Con l’assunzione di alimenti detti acidificanti ad esempio, vale a dire elementi che con la digestione producono acidi, il pH può diminuire con la conseguente messa in atto dei meccanismi sopra citati in cui sono impiegati preziosi Sali minerali. Una continua alterazione tendente a valori acidi provoca quindi un deficit di Sali minerali e sostanze alcaline. Con il tempo possono venirsi a creare alterazioni e quadri patologici come anemia, pelle secca e screpolata, ansia, demineralizzazione ossea con il conseguente rischio di osteopenia, osteoporosi e fratture.
Un cibo non è necessariamente acido se così ci appare. Il grado di acidità si riferisce infatti all’alimento allo stato naturale ma viene rilevato sulle ceneri residue (minerali acidi o basici) in seguito alla digestione. Così ad esempio un limone è ad esempio al contrario di quanto possa apparire, un alimento alcalinizzante.
Alimenti acidificanti sono carne, latte e derivati (formaggi), zucchero, farine bianche (pane, pasta), bevande alcoliche e gassate , legumi . Alcalinizzanti sono invece frutta e verdura (ma non tutti i tipi), peperoncino, curcuma. Nonostante il potere di una dieta alcalinizzante non abbia ancora solide basi scientifiche è interessante dare uno sguardo agli studi realizzati in questo ambito.
Fra i questi uno particolarmente significativo e associato al goji è stato messo in atto dallo stimato oncologo, ricercatore e nutrizionista statunitense Dr. Victor Marcial-Vega. Marcial-Vega osserva da molti anni il legame fra pH e salute indicando l’acidità come elemento comune a molte patologie moderne.
Lo studio sul succo di goji
In questo studio il succo di goji somministrato per ca. 7 giorno a 86 pazienti ammalati di cancro che presentavano inoltre diversi altri disturbi come pressione elevata, diabete e obesità. La dose somministrata variava in base al paziente da 1 a 15 oncia (1 oncia = 30 ml) in base alla quantità stimata per portare il pH della saliva ad un valore alcalino (basico) di 7.4. Il risultato dello studio in 3 immagini
Le immagini che seguono mostrano i sorprendenti cambiamenti osservati al microscopio sul sangue di uno dei pazienti coinvolti nello studio.
La prima immagine mostra il sangue del paziente prima dell’inizio della somministrazione. I globuli rossi risultano formare degli ammassi causati dall’alto grado di acidità e dalla presenza di batteri favoriti dalla stessa e che a loro volta influiscono su questa condizione. Il trasporto dell’ossigeno risulta più difficoltoso.
La seconda immagine mostra invece il sangue del paziente dopo 24-36 ore dall’inizio del trattamento. Il sangue è più alcalino e i globuli rossi hanno iniziato a separarsi riuscendo a trasportare meglio l’ossigeno. I globuli bianchi iniziano a dirigersi verso i batteri.
La terza immagine mostra il sangue una settimana dopo. Il sangue è diventato alcalino, il contenuto di emoglobina è del tutto soddisfacente anche se si riscontra una leggera anemia.
Statistiche
Lo studio ha prodotto in una visione d’insieme i seguenti risultati:
- Nel 90% dei casi il pH del sangue dei pazienti è passato da acido ad alcalino.
- Nell’80% il livello di emoglobina, globuli bianchi e piastrine, è rimasto costante nonostante in pazienti sottoposti a trattamenti antitumorali questi valori in genere subiscano una caduta. Un risultato incoraggiante pertanto.
- Nel 67% dei pazienti che presentavano colesterolo elevato il colesterolo è sceso.
- Nell’80% dei pazienti affetti da pressione elevata la pressione è scesa.
- Nel 50% è stato possibile e necessario diminuire o smettere l’assunzione di antipertensivi.
- l’85% di pazienti affetti da obesità ha registrato un calo di peso.
- Nel 64% dei pazienti diabetici si è potuta osservare i valori glicemici sono migliorati.
Una pelle sana e luminosa è spesso il riflesso dello stato di salute dell’organismo. Problemi dermatologici, acne e rughe sono invece indice di uno squilibrio a livello di sali minerali, processi infiammatori in corso o stress ossidativo.
Di cosa ha bisogno una pelle sana? Una pelle sana ha bisogno innanzitutto di acqua, almeno 2 litri al giorno, che viene utilizzata nei processi metabolici e aiuta il corpo e la pelle ad espellere tossine ed altre sostanze nocive. Anche frutta e verdura ricchi di acqua possono contribuire al processo depurativo.
Per quanto riguarda l’alimentazione la pelle necessita essenzialmente di un’alimentazione basica che viene fornita all’organismo principalmente dal consumo di frutta e verdura che forniscono inoltre alla pelle vitamine, sali minerali e antiossidanti.
Sali minerali Per mantenersi sana ed elastica la pelle necessita di sali minerali. Tra questi in particolare silicio, zolfo e zinco. Il silicio è un sale minerale implicato nella formazione del tessuto connettivo. Una carenza di silicio rende la pelle meno elastica e predispone ad una maggiore formazione di rughe e macchie della pelle. È presente soprattutto negli ortaggi come acido silicico e nell’avena, nel grano, negli asparagi, nell’orzo in maggiori quantità. Anche lo zolfo è implicato nella crescita del tessuto connettivo. È conosciuto inoltre per le sue proprietà disintossicanti: contribuisce ad esempio all’eliminazione di tossine da parte del fegato e alla produzione di bile. Indirettamente influisce quindi sullo stato della pelle. Si trova all’interno di amminoacidi solforati come cistina, cisteina e metionina ma anche in enzimi (glutatione, coenzima A) e vitamine (ad esempio B1 e H). A livello alimentare è possibile ritrovarlo ad esempio in carne, uova e formaggi mentre negli ortaggi in particolare in cipolle, aglio e cavoli, ravanelli. Anche le bacche di goji ricche di vitamina B1 e dell’amminoacido metionina aiutano a coprire il fabbisogno giornaliero di zolfo. Lo zinco è preposto invece al corretto funzionamento di numerosi ormoni e regola il contenuto lipidico della pelle. È quindi indirettamente essenziale per una pelle sana ed non grassa. Si ritrova principalmente in carne rossa, pesce, cereali, frutta secca fra cui bacche di goji e legumi.
I migliori alleati per una pelle sana, liscia e luminosa sono tuttavia gli antiossidanti che prevengono e rallentano l’invecchiamento cellulare della pelle causata dei radicali liberi. Un’alimentazione scorretta, fumo, stress, agenti inquinanti aumentano drasticamente il numero di radicali liberi nel nostro organismo che non riesce a far fronte allo stress ossidativo con gli antiossidanti prodotti. È necessario pertanto integrare con l’alimentazione la quantità di antiossidanti oltre a ridurre le cause dello stress ossidativo. Vitamine del complesso B, vitamina C, zinco, rame, selenio (che fornisce inoltre un’ottima protezione dai raggi solari) sono preziose fonti di antiossidanti. In questo le bacche di goji rappresentano un alimento imbattibile che contiene tutte le fonti di antiossidanti sopra elencate ed altre ancora posizionandosi fra gli elementi più preziosi per la salute della pelle.
Anche gli spinaci sono un ottimo alleato di una pelle sana con un ottimo contenuto di acqua, vitamina C, magnesio e clorofilla che aiuta a disintossicare il corpo purificando anche la pelle. Anche negli spinaci si trovano come nelle bacche di goji gli antiossidanti zeaxantina e luteina che aiutano a combattere lo stress ossidativo. Nelle foglie giovani è contenuto inoltre il coenzima Q10. Dal momento che questo coenzima dal potere antiossidante è particolarmente sensibile al calore è consigliabile consumare gli spinaci crudi o privilegiare una cottura che ne preservi le preziose qualità ad esempio al vapore.
Autunno - meno luce e maggiore esposizione ad agenti patogeni
Le giornate si accorciano, i raggi solari sono più deboli con il sole basso sull’orizzonte, iniziano i primi freddi, il tempo è più grigio e ci regala qualche pioggia in più e maggiore umidità. Da un lato il cambiamento del clima favorisce le condizioni per la comparsa di primi raffreddamenti e malanni, dall’altro la mancanza di luce ci rende più malinconici. Non è necessario tuttavia attendere la primavera per sentirci sani e vitali. Con la giusta alimentazione ci si può mantenere in salute rinforzando il sistema immunitario e godere della bellezza di questa stagione senza perdere il sorriso.
Vitamine, sali minerali, microelementi e fibre sono gli alleati principali
Vitamine Le vitamine forniscono al sistema immunitario quelle componenti che gli permettono di funzionare regolarmente. La vitamina C in particolare riveste un ruolo fondamentale. È bene allora preferire un’alimentazione che tenga conto di questo aspetto facendo il pieno di vitamina C con frutta e verdura ricca di questa vitamina come bacche di goji, arance, limoni, mandarini, kiwi, ananas ma anche peperoni, broccoli e patate. Sapevate che le bacche di goji contengono più vitamina C delle arance? 100 gr di bacche di goji contengono 128-148 mg di vitamina C 100 gr di arance contengono 24-79 mg di vitamina C (i valori variano a seconda del tipo di arancia). La vitamina A invece è importante perché partecipa alla formazione delle mucose che rappresentano il primo ostacolo per gli agenti patogeni da superare per introdursi nell’organismo. La vitamina A (retinolo) può essere assunta con l’alimentazione in forma “preconfezionata” attraverso la carne (in particolare il fegato, ma anche pesce come le anguille e tuorlo dell’uovo). Nella frutta e nella verdura sono presenti i suoi precursori attraverso i quali l’organismo è in grado di sintetizzarla. Il più importante è senza dubbio il beta-carotene (chiamato appunto provitamina A) seguito dall’alfa-carotene e dalla beta-criptoxantina tutti presenti in buona quantità nelle bacche di goji. Altri ortaggi che contengono precursori della vitamina A sono ad esempio carote, zucca gialla, peperoni, pomodori, broccoli, basilico, rucola ed altri ancora.
Fibre Le fibre favoriscono la produzione di batteri intestinali che impediscono agli agenti patogeni di entrare in circolo nel sangue indebolendo le difese immunitarie. È bene pertanto considerare nell’alimentazione anche prodotti integrali ricchi di fibre.
Microelementi Ferro, zinco e selenio sono anch’essi alleati della salute. Il ferro garantisce l’attività dei globuli bianchi, lo zinco ottimizza l’attività di numerosi enzimi nel sistema immunitario mentre il selenio in correlazione con la vitamina E offre una buona protezione delle cellule contribuendo a prevenire patologie di diverso tipo. Sapevate che il mito degli spinaci come uno degli alimenti più ricchi di ferro è solo una mezza verità? Da un lato se è vero che gli spinaci contengono una buona quantità di ferro (2,9 mg/100 gr) è anche vero che esistono ortaggi che ne contengono una quantità maggiore, ad esempio i fagioli borlotti (9 mg/100 g), dall’altra la presenza di acido ossalico negli spinaci riduce la biodisponibilità del ferro, vale a dire la capacità dell’organismo di farne uso, di circa il 90%. Sapevate invece che le bacche di goji per contro contengono 9-11 mg di ferro per 100 g? Quanto allo zinco si ritrova in numerosi alimenti, dalla carne al latte passando per molti tipi di verdura mentre il selenio in particolare in carne e pesce con un massimo di 145 µg/100g nel rene di bovino mentre frutta e verdura tradizionali non superano i 16 µg/100g. Le bacche di goji per contro con 50 µg/100g ne contengono un’ottima quantità.
Dalle bacche di goji una marcia in più per il sistema immunitario I polisaccaridi contenuti in grande nelle bacche di goji (31% del peso delle bacche essiccate) e in particolare i quattro LBP, i lycium barbarum polysaccharides, dal nome della pinata perché unici in natura (si ritrovano solo nelle bacche di goji) sono particolarmente preziosi in quanto in grado di espletare un’azione antiossidante e stimolare l’attività del sistema immunitario in particolare di macrofagi, cellule T e linfociti B.
Il buonumore vien mangiando - mood food per affrontare l’autunno Con l’autunno le giornate si accorciano e i raggi del sole sono meno intensi. Molte persone avvertono un senso di stanchezza e spossatezza diffusa oltre ad uno stato emotivo negativo (tristezza, depressione). Ne è responsabile la melatonina, un ormone che viene prodotto in maggiore quantità nei mesi più bui. Oltre a renderci stanchi la melatonina diminuisce i livelli di serotonina nel sangue, il cosiddetto "ormone del buon umore".
È possibile tuttavia indurre il corpo a produrre più serotonina tramite l’alimentazione. Alcuni frutti esotici come le banane o l’avocado contengono naturalmente serotonina. Tuttavia la serotonina non può essere assunta tramite l’alimentazione ma deve essere sintetizzata dal cervello a partire dall’acido grasso triptofano. Sono inoltre necessari carboidrati per far si che la sintesi avvenga. I carboidrati fanno alzare il livello di insulina che induce i muscoli ad assorbire altri acidi grassi. Il triptofano rimane in circolo nel sangue e viene condotto al cervello dove avviene la sintesi della serotonina. Le bacche di goji contengono tutti gli amminoacidi essenziali tra cui il triptofano. Aiutano inoltre a mantenere stabili i livelli di insulina nel sangue evitando sbalzi estremi associati invece a cambi di umore e riforniscono il corpo di nutrienti essenziali che contribuiscono a infondere uno stato di benessere generale. Non a caso in Asia sono conosciute anche come “happy berry”, le bacche della felicità.
Siamo sicuri che il benessere sia il ben-essere per il nostro organismo?
Si parla di malattie del benessere perché riconducibili ad uno stile di vita venutosi a creare nei paesi con un maggiore tenore di vita e caratterizzato da sedentarietà e un’alimentazione scorretta e sovrabbondante. Sovrabbondante perché eccede i bisogni energetici del nostro organismo e scorretta perché povera di quei nutrienti di cui avrebbe bisogno ma ricca di sostanze che non giovano affatto all’organismo ma diventano col tempo invece causa di disturbi e malattie.
Nei cibi moto lavorati, i carboidrati, le proteine e i grassi subiscono un processo di denaturazione mentre altri nutrienti come vitamine, enzimi e prodotti naturali secondari sono presenti in quantità minime. Il corpo va incontro a delle carenze che sfociano poi in disturbi e patologie. Anche il cuore ne risente.
La minaccia più grande per cuore e arterie è rappresentata inoltre dal livello di colesterolo nel sangue. Bisogna differenziare tuttavia fra colesterolo buono (HDL) e cattivo (LDL).
Che cosa significa colesterolo buono e cattivo?
Un fattore di rischio per cuore e arterie è rappresentato dallo “stato” del colesterolo. Il colesterolo attaccato dai radicali liberi va incontro ad un mutamento che lo rende estraneo al nostro sistema immunitario che non lo riconosce e lo attacca. In conseguenza di ciò si formano dei cumuli di grasso laddove le arterie sono già irrigidite o danneggiate da altri fattori di rischio come stress e fumo o alto tasso glicemico.
Più i vasi si restringono più il cuore deve faticare per spingere il sangue in circolo. Col tempo insorge un’insufficienza cardiaca. Il vero pericolo è rappresentato dalle ostruzioni che, verificandosi nelle vicinanze del cuore, danno luogo ad infarti mentre se si venigono a creare nelle vicinanze del cervello posso portare ad ictus.
Le bacche di goji con il loro ineguagliabile potenziale antiossidante aiutano a preservare il colesterolo LDL dall’attacco dei radicali liberi impedendo che si trasformi in colesterolo cattivo contribuendo a prevenire patologie cardiocircolatorie.
Quali altri cibi fanno bene al cuore?
Meloni I meloni aumentano la fluidità del sangue contrastando l’aggreganzione delle piastrine e prevenendo così la formazione di emboli. Avena e Orzo Entrambi i cereali sono utili a ridurre il tasso di colesterolo cattivo nel sangue. Ribes e mirtilli e altri frutti di bosco dal colore scuro (blu) sono una fonte di antociani che riducono il rischio di formazione di cumuli di grasso nelle pareti delle arterie preservandole così dall’insorgere di patologie arteriosclerotiche. Noci e altri cibi contenenti acidi grassi omega-3 diminuiscono il tasso di colesterolo cattivo nel sangue e ne aumentano la fluidità proteggendo le arterie. Zenzero Anche lo zenzero possiede un dimostrato potere anticoagulante. Aglio e cipolle Entrambe contribuiscono ad aumentare la fluidità del sangue e a diminuire il tasso di colesterolo cattivo aumentando quello di HDL. La cipolla inoltre ha un influsso positivo sulla glicemia, altro valore che va tenuto sotto controllo per la salute del cuore.
Cari amici del Goji, l'autunno è alle porte e in alcuni casi è già di casa. Cominciano i primi freddi, qualche giornata uggiosa e il paesaggio assume quegli splendidi colori percui questa stagione è tanto amata. E le nostre piantine di goji?
Il goji si (s)veste d'autunno Le piante di goji seguono il trend autunnale e come tutte le piante stagionali (non sempreverdi) cominciano dapprima a cambiare colore con le foglie che progressivamente ingialliscono per poi perderle definitamente per ripararsi dal freddo invernale che seguirà. Quindi niente paura se vedete improvvisamente le piante perdere le foglie.
Come curare il goji in autunno? Il goji in autunno entra in una fase di riposo vegetativo e non richiede cure particolari ma uno o due consigli per preservare le piante dai primi freddi e garantire una crescita migliore nell'anno venturo ci sono comunque: Innaffiature Ridurre le innaffiature della pianta che con l'abbassamento delle temperature non ha più bisogno quotidianamente di acqua. 1-2 volte a settimana sono sufficienti. Potatura Potare tutti i rami morti (se ce ne sono). Se la pianta non ha ancora fruttificato ridurre i rami a 60 cm. Questo permetterà alla pianta di mettere nuovi rami ed infoltirsi nell'anno venturo. Se i rami crescono eccessivamente infatti tutta l'energia si perde in pochi rami e questo può costituire un motivo percui la pianta non mette fiori o fruttifica. NOTA BENE: Se le piante hanno già fruttificato, non potarle. Concime In questo periodo sarebbe ideale concimare la pianta con dello stallattico se possibile.
Per il resto non ci sono particolari attenzioni da rivolgere alla pianta.
Le bacche di goji non sono solo una fonte ineguagliabile di antiossidanti e una preziosa riserva di vitamine, sali minerali e microelementi ma offrono anche un ampio spettro di acidi grassi, importanti per la salute dell’organismo. Gli acidi grassi sono racchiusi nei piccolissimi semi delle bacche.
100 gr di olio di semi di goji contiene:
67,8 gr di acido linoleico 3,4 gr di acido alfa-linoleico 16,8 gr di acido oleico 7,3 gr di acido palmitoleico 3,2 gr di acido stearico Gli acidi grassi essenziali linoleico e alfa-linoleico
L’acido linoleico e alfa-linoleico sono due acidi grassi polinsaturi e rappresentano i cosiddetti acidi grassi essenziali. Si chiamano così perché l’organismo non è in grado di sintetizzarli e per questo devono essere assunti attraverso l’alimentazione nella giusta misura. Grazie a questi due acidi grassi inoltre l’organismo è in gradi di sintetizzare altri acidi grassi e rispettivamente acidi grassi omega-3 a partire dall’acido alfa-linoleico e acidi grassi omega-6 a partire da quello linoleico.
gli acidi grassi della famiglia degli omega-3 e omega-6 svolgono funzioni essenziali per l’organismo e lo aiutano a prevenire determinate patologie.
Gli acidi grassi omega-3 contribuiscono a diminuire la presenza di trigligeridi nel sangue e ad aumentare quella del colesterolo buono (HDL) così come pure a diminuire il rischio di patologie cardiovascolari perché rendono le piastrine meno aggregabili e il sangue di conseguenza più fluido.
Gli acidi grassi omega-6 riducono il colesterolo nel sangue in particolare quello cattivo LDL.
Oltre a servire da base per la formazione di acidi grassi omega-3 e omega-6 gli acidi grassi essenziali sono di vitale importanza per l’organismo perché partecipano alla costruzione delle membrane cellulari, sono quindi un costituente di tutti i tessuti, forniscono in parte energia per lo svolgimento di processi metabolici e possiedono una funzione modulatrice di determinate reazioni cellulari.
L’acido oleico Si tratta un acido grasso monoinsaturo presente in abbondanza nell’olio di oliva. Possiede proprietà antiossidanti e antipertensive.
L’acido palmitoleico È un acido grasso monoinsaturo della famiglia degli omega-7 presente in diversi grassi vegetali e animali, in particolar modo nell’olivello spinoso e nelle noci di macadamia. A livello salutistico è meno pregiato rispetto ad altri acidi grassi in quanto è suscettibile di aumentare i livelli di colesterolo cattivo (LDL). Tuttavia studi recenti hanno gettato una nuova luce positiva sull’acido palmitoleico. In uno studio sull’obesità condotto da ricercatori di Harvard è stato evidenziato come l’acido palmitoleico sia in grado di mettere in comunicazione il tessuto adiposo con il metabolismo sitemico garantendo così un equilibrio del metabolismo (omeostasi metabolica) ed evitando l’insorgere di steatosi epatica (fegato grasso).
Il un altro studio sulla longevità è stato inoltre osservato come discendenti di persone longeve presentano nei propri eritrociti una quantità maggiore di acido palmitoleico. Questa osservazione è stata ricollegata a quella di un altro studio che evidenzia come la longevità sia anche legata ad una maggiore presenza di acidi grassi monoinsaturi nell'organismo che rispetto a quelli polinsaturi sono più resistenti al deterioramento derivante dall’attacco dei radicali liberi. L’acido stearico è un acido grasso saturo che si ritrova in abbondanti quantità negli alimenti ricchi di grassi. Pur essendo un acido a catena lunga ha una bassa potenzialità di portare alla formazione di placche nelle arterie. Il fegato infatti trasforma l’acido stearico in acido oleico, monoinsaturo.
Nel precedente articolo abbiamo visto che la salute del cervello passa anche per l’alimentazione e come sia in questo senso indispensabile rifornire i neuroni con i nutrienti adatti a garantirne le funzionalità ma anche a prevenire patologie.
Abbiamo inoltre visto i motivi per cui è necessario garantire attraverso l’alimentazione le seguenti condizioni affinché le funzioni cerebrali siano ottimizzate.
- presenza di omega 3 - presenza di antiossidanti - una buona circolazione sanguigna - un’azione antinfiammatoria
Quali sono allora gli alimenti in grado di favorire queste condizioni?
Omega 3
1. Pesce In particolare i pesci che vivono in acque fredde e sono pertanto più grassi: il salmone, le sardine, lo sgombro, le acciughe e il tonno sono ricchi di grassi omega 3 che rafforzano le sinapsi tra i neuroni fortificando la memoria e migliorando in generale le prestazioni cerebrali. Il salmone inoltre contiene fra gi acidi grassi omega 3 anche il DHA e l’EPA che oltre a svolgere le funzioni sopra citate hanno una funzione antinfiammatoria.
2. Semi Semi di lino, canapa e sesamo e chia. Sono una grande fonte di acidi grassi omega 3, in misura maggiore rispetto alle noci, più conosciute in questo senso, e ricchi del complesso della vitamina B. I semi di lino sono un ottimo coadiuvante per la memoria e per le funzioni cerebrali, sono inoltre ricchi di vitamina B1, B2 e F, attivano il sistema immunitario e liberano a contatto con l’acqua mucillagini che regolarizzano il sistema gastrointestinale.
3. Noci Anche le noci sono ricchissime di omega-3 ma anche di antiossidanti svolgendo in questo senso la duplice funzione di migliorare prestazioni come concentrazione e memoria e proteggere le cellule nervose dai danni dei radicali liberi. Diversi studi suggeriscono inoltre che le noci contribuiscono a rallentare i danni provocati dalla progressione dell’Alzheimer. Hanno infine un’influenza positiva sull’umore regolando i livelli di serotonina.
Antiossidanti
1. Bacche di goji, il più potente antiossidante naturale, sono ideali per rifornire l’organismo di antiossidanti in grado di proteggere le cellule nervose dall’azione dei radicali liberi. Le bacche di goji sono inoltre una preziosa di ferro (più degli spinaci) e di riboflavina (vitamina B2), due importantissimi nutrienti per i neuroni, una sorta di carburante per il nostro cervello. La riboflavina agisce inoltre da antiossidante.
2. Lamponi, ribes, cranberry, ciliegie e more e altri vari frutti di bosco sono altri alimenti preziosi in fatto di antiossidanti.
3. Quinoa. Anche la quinoa è ricca dei nutrienti ferro e riboflavina e contiene magnesio e fosforo che favoriscono le prestazioni cognitive. Essendo inoltre un cereale privo di glutine può essere consumato sia nella sua forma originaria che come farina derivata anche da persone affette da celiachia.
3. Altri cibi antiossidanti - Per scoprire quali altri cibi sono ricchi di antiossidanti, vai all’articolo specifico.
Circolazione sanguigna
1. Crucifere Tutte le verdure appartenenti alla famiglia delle crucifere, in primis i broccoli, ma anche spinaci, cavolo, cavolo nero, calvofiore e cavoletti di Bruxelles. In particolare i broccoli, ma anche spinaci, bieta, cavoletti di Bruxelles, sono ricchissimi di vitamina K che previene la calcificazione delle arterie nel cervello che sembra essere correlata alla comparsa di Alzheimer. I broccoli contengono inoltre sulforafano, un prezioso antitumorale.
2. Funghi I funghi contribuiscono a ridurre la coagulazione del sangue dovuta all’aggregazione delle piastrine, migliorare la circolazione e ridurre il livello del colesterolo.
3. Avocado L’avocado contiene grassi insaturi che promuovono una buona circolazione e riducono il livello di colesterolo “cattivo” nel sangue. Sono inoltre fonte di omgega-3 e vitamina E.
4. Tutti gli alimenti antiossidanti sopra citati favoriscono indirettamente una buona circolazione contribuendo a mantenere bassi i livelli di colesterolo. Scopri perché. Azione antinfiammatoria
1. Curcuma il pigmento curcumina contenuto nella curcuma è un potentissimo antinfiammatorio al pari di un medicinale.
2. Cipolle e aglio
3. Tutti gli alimenti ricchi di magnesio, come Bietola e spinaci, semi di zucca, quinoa e amaranto, miglio, basilico e salvia.
3. Tutti i cibi antiossidanti, come le bacche di goji, i frutti rossi, il limone ed altri ancora che permettono di combattere l’azione dei radicali liberi, alla base dei processi infiammativi cronici. Per saperne di più »
Un 1/5 del fabbisogno energetico quotidiano è destinato a mantenere le funzioni del cervello. Perché una quantità così elevata di energia sia utilizzata dalla “stanza dei bottoni” del nostro organismo è evidente: il cervello coordina tutte le attività del corpo, da quelle che ci permettono di mantenere attive tutte le funzioni vitali a quelle più complesse.
Come le cellule di tutti gli altri organi, i neuroni necessitano di essere nutriti per poter svolgere le proprie funzioni. A differenza del fegato tuttavia, che ha la capacità di immagazzinare i propri nutrienti, il cervello deve essere “rifornito” quotidianamente. A livello scientifico è ormai indiscusso che una giusta alimentazione possa favorire l’attività cerebrale e prevenire l’insorgenza di patologie suscettibili di danneggiarlo.
Che tipo di alimentazione allora bisogna privilegiare per mantenere “in forma” i nostri neuroni? La salute del cervello inizia ancora prima che dagli alimenti dall’acqua. La prima regola per salute del cervello è bere molto, 2-3 litri di acqua al giorno. Il cervello infatti è composto per più della metà da acqua. La presenza di acqua ne influenza sensibilmente la funzionalità. Quando l’acqua è insufficiente i dendriti, quelle parti dei neuroni responsabili fra l’altro di ricevere le informazioni, si riducono. Il mal di testa è spesso indice di un’insufficiente idratazione delle cellule nervose.
Oltre a garantire al cervello la giusta quantità d’acqua è poi necessario rifornirlo dei nutrienti adatti a garantirne e stimolarne la funzionalità e a prevenire patologie. Lo stile alimentare diffuso nei paesi occidentali è spesso pero in contrasto con le sempre maggiori prestazioni richieste al nostro cervello dalla vita moderna. Molti dei cibi assunti sono solo ricchi di calorie ma poveri dei nutrienti necessari.
Per la salute del nostro cervello sono invece indispensabili cibi che garantiscano:
- Presenza di omega 3 - i grassi insaturi omega 3, in particolare l’DHA, giocano un ruolo chiave nella trasmissione delle informazioni tra un neurone e l’altro. La carenza di omega 3 riduce questa funzione compromettendo memoria, concentrazione e umore. L’DHA infatti è anche responsabile della secrezione della serotonina, l’ormone che influenza positivamente l’umore e previene o allevia gli stati depressivi.
- Presenza di antiossidanti: gli antiossidanti proteggono i neuroni e i vasi sanguigni che li difendono dall’attacco di radicali liberi prevenendo malattie neuro-degenerative e preservando l’integrità e la funzionalità delle cellule neuronali.
- Una buona circolazione sanguigna: è una condizione essenziale per permettere al cervello di funzionare regolarmente. Per poter svolgere le Sue funzioni il cervello necessita di molto ossigeno (il 20% ca. di quello immesso nel corpo con la respirazione). Una circolazione sanguigna funzionante permette al cervello di essere costantemente rifornito dell’ossigeno e dei nutrienti di cui necessita. Per una buona circolazione tornano ad essere di vitale importanza gli antiossidanti che con la loro azione proteggono i vasi sanguigni dalle patologie cardiovascolari.
- Un’azione anti-infiammatoria: I processi infiammatori cronici sono alla base di numerose patologie anche gravi. Studi recenti suggeriscono che questi rappresentano un fattore di rischio nell’invecchiamento del cervello e nella perdita progressiva delle sue funzionalità con l’avanzare dell’età.
Nel prossimo articolo vedremo quali sono i cibi in grado di provvedere a queste 4 condizioni determinanti.
Cosa sono le infiammazioni? E come si manifestano? Bronchite colite, artrite… Quando il disturbo termina in -ite c’è sempre un processo infiammatorio in corso. Di norma un’infiammazione è un processo di difesa con il quale l’organismo cerca di far fronte all’intrusione di agenti patogeni. Esso è caratterizzato da un afflusso ridotto di sangue a cui segue un afflusso abbondante. In tal modo i globuli bianchi vengono trasportati dal sangue al focolaio dell’infezione per combattere gli agenti patogeni. A livello macroscopico un’infiammazione si manifesta in cinque modi: rossore, gonfiore, dolore, calore e ridotta funzionalità. Dal momento che le infiammazioni interne sono in un primo momento asintomatiche, febbre o uno stato di malessere generale possono essere dei validi segnali per un’infiammazione in corso nel corpo.
Quali sono le cause di un’infiammazione? Agenti patogeni come virus e batteri, ma anche inquinamento, stress, mancanza di sonno, poco movimento e carenza di luce solare sono fra i fattori più comuni. L’attenzione degli esperti si rivolge in misura sempre maggiore all’alimentazione come fattore scatenante di condizioni infiammatorie croniche. Se da un lato un occhio è puntato sui cibi suscettibili di determinare questa condizione, dall’altro si guarda con particolare interesse a quelli che sono in grado di prevenirla. Un’alimentazione scorretta unita ad uno stile di vita poco sano da luogo ad infiammazioni permanenti, le più insidiose, perché a loro volta all’origine di patologie gravi. È necessario pertanto da un lato assumere alimenti che supportano il sistema immunitario e possiedono un effetto antinfiammatorio e dall’altro evitare quelli che invece favoriscono le infiammazioni.
Cibi da evitare: Cominciamo da quegli alimenti che è meglio evitare in quanto possono causare o alimentare infiammazioni esistenti e rappresentano quindi un inutile sovraccarico per il sistema immunitario. L’alimentazione dei paesi occidentali è caratterizzata da farine bianche, zuccheri raffinati e proteine animali che alterano l’equilibrio acido-basico dell’organismo facendo pendere il piatto della bilancia a favore della componente acida alla base di molte reazioni infiammatorie. Da evitare sono pertanto: - Tutti gli alimenti lavorati industrialmente e contenenti additivi e conservanti - Farine bianche - Latte e derivati - Tutti i prodotti a base di grano contenenti glutine - Carne ed altri prodotti di origine animale contenenti acido arachidonico, in grado di causare infiammazioni
Alimenti antinfiammatori: - Acqua. Non è di per un alimento ma è importantissima per combattere i processi infiammatori perché libera il corpo dalle tossine. Da preferire nettamente quella ricca di sali minerali con pH elevato e preferibilmente di sorgenti profonde. - Alimenti contenenti magnesio, tra i sali minerali uno dei più potenti antinfiammatori. Una carenza di magnesio è spesso legata alla comparsa di infiammazioni croniche. Bietola e spinaci, semi di zucca, quinoa e amaranto, miglio, basilico e salvia sono alimenti ricchissimi di magnesio. - Tutti gli alimenti ricchi di antiossidanti pertanto in primis le bacche di goji che con il loro contenuto elevato di carotinoidi, flavonoidi, vitamina C, E e del gruppo B, selenio, magnesio e zinco svolgono un’indiscussa e impareggiabile azione antiossidante e prevengono o aiutano a combattere lo stress ossidativo alla base di numerosi processi infiammatori. Per una lista dei migliori cibi antiossidanti oltre alle bacche di goji visitate l’articolo la top ten degli antiossidanti parte I e parte II. - I broccoli oltre ad essere una fonte dell’antiossidante vitamina C contengono il kaempferol, un flavonoide naturale presente anche negli spinaci e nelle fragole che è in grado di minimizzare l'azione degli allergeni riducendo così il rischio dell’insorgere di infiammazioni. - Cipolle e aglio: Le cipolle rosse contengono il flavonoide quercitina dal potere antiossidante mentre l’aglio con i suoi composti a base di zolfo stimola il sistema immunitario. - Curcuma e zenzero che contengono il colorante naturale curcumina dalla potente azione antinfiammatoria. - Ciliegie, mirtilli e tutti gli altri frutti rossi contenenti il flavonoide antocianina (bacche di goji) un potentissimo antiossidante e più antinfiammatorio dell’aspirina. - Acidi grassi omega 3 presenti ad esempio nelle noci o nei semi di lino e canapa.
L’azione nociva dei radicali liberi è uno dei principali processi responsabili dell’invecchiamento cellulare e con tutta probabilità il più conosciuto. Un meccanismo forse meno noto ma pur sempre molto deleterio che concorre a far invecchiare le cellule del nostro organismo è la cosiddetta glicazione (o reazione di Maillard), una reazione chimica non enzimatica che vede la formazione di un legame tra zuccheri semplici che circolano liberi bel sangue e proteine o lipidi. Anche in questo meccanismo sono implicati i radicali liberi che contribuiscono alla formazione dei cosiddetti AGE (Advanced Glycosilated End products - prodotti finali della glicazione avanzata).
Il processo di glicazione infatti si sviluppa in più fasi: all’inizio le proteine glicate, a cui si sono legati cioè gli zuccheri, formano composti ancora reversibili chiamati basi di Schiff e Amadori. È per effetto dei radicali liberi che questi subiscono delle modificazioni tali da portare alla formazione degli AGE, prodotti finali irreversibili.
Queste reazioni sono proporzionali alla quantità di zuccheri nel sangue. Possono infatti essere osservate con maggiore evidenza in persone affette da diabete che presentano una quantità di glucosio nel sangue più elevata. Ma anche un’alimentazione scorretta, ricca di zuccheri e lipidi saturi è associata ad un aumento della glicazione. Quali sono le conseguenze della glicazione?
I prodotti della glicazione avanzata si legano alle proteine dei tessuti alterandone o distruggendone la funzione in modo permanente. Con un’immagine molto semplificata si possono immaginare degli zuccheri che come delle caramelle incollano le proteine rendendole inutilizzabili. Ovviamente i meccanismi sono molto più complessi e hanno conseguenze differenti a seconda delle proteine attaccate.
Così ad esempio nei tessuti vascolari gli AGE conducono ad una perdita di elasticità delle pareti dei vasi sanguigni favorendo i processi aterosclerotici. Nell’occhio portano ad un’opacizzazione e ad un irrigidimento del cristallino (cataratta), nel caso delle articolazioni favoriscono i processi infiammatori mentre nell’epidermide interessano il collagene con un irrigidimento del tessuto, perdita di tono ed elasticità della pelle e comparsa di rughe.
Ogni proteina di qualsiasi tipo di tessuto è suscettibile di essere attaccata da questo processo. L’alterazione del collagene, la proteina più frequente nell’organismo, ha effetti trasversali che investono numerosissimi tessuti in cui questa proteina è presente dai muscoli (scheletrici) alle ossa passando per cartilagini e tendini ma anche appunto pelle e denti. Alla glicazione è correlata ad esempio la perdita di forza muscolare così come della riduzione della massa ossea in età avanzata. Come ridurre al minimo l’incidenza della glicazione?
La glicazione è un processo che si sviluppa anche negli alimenti, ad esempio quando i cibi vengono cotti a temperature molto elevate. È importante quindi ridurre l’assunzione di cibi cotti ad oltre 200 gradi. Cibi grigliati e fritti contenenti zuccheri e proteine sono in tal senso una fonte di AGE. È fondamentale inoltre ridurre tutti cibi contenti zuccheri raffinati e scegliere invece alimenti con basso indice glicemico. È importante infine assumere tutti quei cibi che sono fonte di antiossidanti. È combattendo i radicali liberi infatti che si contiene anche la glicazione perché come giá accennato i radicali liberi trasformano i prodotti reversibili in AGE. In un circolo vizioso nocivo gli AGE hanno inoltre anche per effetto quello di far aumentare il numero dei radicali liberi. 15 gr dibacche di goji sono sufficienti per un buon apporto di antiossidanti. Unite ad una dieta che privilegia frutta e verdura così come carboidrati a basso indice glicemico forniscono all’organismo un’ottima base per contenere al minimo il processo di glicazione.
il fegato è la più grande ghiandola del nostro corpo e uno degli organi più complessi. Svolge innumerevoli funzioni come la produzione della bile, importante per l’emulsione dei grassi nel processo digestivo, la sintesi delle proteine del plasma, l’immagazzinamento di sostanze come ferro, rame e glucosio. Svolge inoltre un ruolo di primo piano del metabolismo delle proteine, dei carboidrati e degli zuccheri e funge non ultimo da stazione di disintossicazione dell’organismo da sostanze nocive e tossine trasformando ad esempio l’ammoniaca, prodotto tossico di scarto nella formazione delle proteine, in urea. Questa sua funzione disintossicante fa tuttavia si che nel fegato sia presente una quantità consistente di sostanze tossiche e radicali liberi. È anche vero che nel fegato proprio per questo motivo è possibile riscontrare un’abbondanza di antiossidanti, in particolare del preziosi SOD (superossido dismutasi).
Tuttavia l'esposizione a inquinamento ambientale tipica di chi vive in grandi centri urbani, un’alimentazione povera di frutta e verdura o scorretta (junk food) e l’uso di farmaci in concomitanza con una carenza di antiossidanti (derivante proprio da un’alimentazione scorretta) può condurre ad un sovraccarico del fegato e ad un aumento dell’attività dei radicali liberi e nei casi peggiori alla comparsa di patologie epatiche.
Un'alimentazione corretta - Una marcia in più per il fegato
È importante pertanto sostenere il fegato nel suo lavoro quotidiano di disintossicazione dell’organismo con alimenti che contribuiscono ad alleggerire il carico di lavoro di quest’organo e ne favoriscono il lavoro.
Le bacche di goji con il loro elevato potenziale antiossidante sono in grado in base a studi clinici di aumentare la presenza di superossido dismutasi SOD nel fegato. Anche altre sostanze presenti nelle bacche come la zeaxantina, i cerebrosidi (glicolipidi) e i pirroli (composti aromatici), la vitamina C, le vitamine del gruppo B, flavonoidi, il betacarotene e il selenio hanno mostrato avere effetti benefici e depuratori del fegato. I cerebrosidi e i pirroli hanno messo in evidenza la capacità di proteggere le cellule epatiche dall’attacco di agenti tossici. La vitamina C è particolarmente importante per lo smaltimento di alcune sostanze perché in quanto coenzima è in grado di rendere idrosolubili alcune molecole che non lo sono. Le sostanze rese idrosolubili passano quindi nei reni e possono essere eliminate attraverso l’urina.
Altri cibi che fanno benefici:
Carciofi I carciofi contengono un composto detto cinarina che possiede un effetto depuratore nei confronti del fegato e contribuendo inoltre ad abbassare trigligeridi e colesterolo. Orzo Protegge le mucose e contribuisce a disintossicare le cellule del fegato.
Mele Le mele proteggono il fegato su più livelli. Da un lato contribuiscono ad eliminare un eccesso di lipidi fgrazie alla presenza di piruvato, dall’altro a prevenire la comparsa di tumori grazie ai triterpenoidi. Infine grazie all’abbondanza di pectina aiutano l’organismo ad eliminare le tossine dall’apparato digestivo.
Limone Utilissimi al fegato sono anche altri alimenti ricchi di vitamina C come i limoni che contengono inoltre antocianosidi, dei pigmenti vegetali che favoriscono la rigenerazione cellulare epatica.
Diversi tipi di verdure altre verdure che favoriscono il processo di disintossicazione del fegato o ne proteggono le cellule sono asparagi, broccoli, spinaci, rucola e cavolfiore, carote e aglio.
Frutta Sul versante della frutta troviamo insieme ai limoni il pompelmo e l’avocado.
Carotenoidi I carotenoidi sono una serie di pigmenti dal colore arancio-rosso presenti nelle piante (si possono trovare anche nelle piante verdi) e in alcune alghe e possiedono un fortissimo potere antiossidante. Ne fanno parte: Beta-carotene Il beta-carotene protegge le membrane cellulari e i vasi sanguigni impedendo che si creino degli accumuli di colesterina. Gli alimenti più ricchi di beta-carotene sono il cavolo nero, seguito dalle bacche di goj, dalle carote, dalla verza, dall’aneto e dal songino. Luteina e la zeaxantina Sono due carotenoidi che si ritrovano principalmente nella retina e in particolar modo nella sua porzione centrale, la macula, la regione che permette una visione ad alta precisione. Entrambi espletano un’azione antiossidante proteggendo la retina dai radicali liberi prodotti dall’ingresso della luce nell’occhio e prevenendo in tal senso la comparsa di patologie come la degenerazione maculare senile. La luteina e la zeaxantina tuttavia non vengono prodotti direttamente dall’organismo ma devono essere assunti con l’alimentazione. Ne sono particolarmente ricche le bacche di goji così come gli spinaci e il cavolo. I particolare la luteina è presente in molti tipi di frutta e verdura mentre la zeaxantina risulta più rara. È presente invece in buona quantità nelle bacche di goji. Licopene È un carotenoide presente in particolare nelle bacche di goji, neu pomodori, nel pompelmo rosa e nella papaya e guava. Espleta un’azione antiossidante in particolare come oxygen quentcher ma possiede anche proprietà antitumorali. Diversi studi associano l’assunzione di licopene ad un ridotto rischio di cancro alla prostata.
Astaxantina L’axastantina è un potente antiopssidante. Si tratta di un pigmento di colore rosso appartenente alla famiglia dei carotenoidi e precisamente alla sottocategoria delle xantofille. Viene prodotto dalla microalga Haematococcus Algae per proteggersi dai raggi solari. Si trova esclusivamente in questa microscopica alga e nei pesci e nei crostacei che se ne nutrono donandogli il tipico colore rosso. L’axastantina si è rivelata essere un pregiato antiossidante con effetti benefici contro patologie infiammatorie delle articolazioni e contro l’ asma. È inoltre un’ ottima “protezione solare” dall’interno se assunta almeno 4 settimane prima dell’esposizione.
Altri prodotti naturali secondari dal potere antiossidante
Flavonoidi I flavonoidi rappresentano dei composti secondari delle piante presenti praticamente in qualsiasi tipo di frutta o verdura ma in quantità più consistenti soprattutto negli agrumi, nel prezzemolo, nelle cipolle, nel sedano e nei peperoni ma anche nel cacao e nel tè verde. Vi appartengono anche i cosiddetti antociani, i pigmenti blu e violetti che caratterizzano alcuni tipi di piante e si trovano ad esempio in molti tipi di fiori, nella buccia delle melanzane, nell’uva, nelle ciliegie e in alcuni tipi di frutti rossi.
Acidi fenolici in particolar modo l’acido ellagico Fra gli aicidi fenolici il più potente a livello antiossidante è l’acido ellagico presente nelle bacche di goji e nel melograno. In quantità minore ma pur sempre consistente gli acidi fenolici si trovano nelle ciliegie, nell’uva, in diversi tipi di cavolo, nelle insalate, nell’ananas, nei peperoni, nelle carote, nei pomodori, nelle lenticchie, nell’orzo e nelle noci.
Sulforafano E` un composto secondario naturale dal potere antiossidante indiretto molto potente. È in grado inoltre di limitare la crescita delle cellule cancerose ed ha un effetto benefico in caso di artrite. Il sulforanato è presente in tutte le Crucifere come i broccoli e in particolare nei suoi germogli, nel cavolfiore, nei cavoletti di Bruxelles, nei ravanelli, nel cavolo cappuccio e rosso, nel cavolo rapa, nel rafano, nella rucola e nella senape conferendo a questi ortaggi il caratteristico sapore pungente. Il sulforafano è un antiossidante indiretto perché non agisce direttamente contro i radicali liberi rilasciando un elettrone ma attiva degli enzimi nel fegato che neutralizzano i radicali liberi. Superossido dismutasi (SOD) Il superossido dismutasi è un enzima che ha un ruolo chiave nel sistema immunitario ed è un potentissimo antiossidante.
Cibi ricchi di antiossidanti
- Bacche come Bacche di goji, mirtilli, ribes, olivello spinoso e cranberries. - Uva con i semi - Agrumi in particolare pompelmo e limone - Melograno - Acerola - Frutti tropicali - Erba d’orzo e altri tipi di erbe come erba di grano, farro e kamut - Tutti i tipi di cavolo come broccoli, cavolo cappuccio o il cavolo nero e rosso, verza, cavoletti di Bruxelles, etc - Germogli come germogli di broccoli, di lenticchie e alfa alfa. - Verdura a foglia come spinaci, vari tipi di insalata a foglia larga, il songino così come tutte le foglie di moti tipi di verdura. - Erbe aromatiche come prezzemolo, rosmarino, basilico, menta e cerfoglio - Liquirizia - Zenzero - Curcuma (preferibilmente in combinazione con il pepe che è in grado di aumentare la disponibilità della curcumina, la sostanza dal potere antiossidante presente nella curcuma, di circa mille volte) - Tè di cisto - Semi di lino, canapa e girasole - Mandorle - Diversi tipi di noci - Cipolle e aglio - Cetrioli, pomodori e peperoni - Tutti i tipi commestibili di piante ed erbe selvatiche come il dente di leone, l’ortica, i fiori di malva, la castalda, ect. - Alcuni tipi di alghe come la spirulina platensis, la clorella (Chlorella Pyrenoidosa)
Nel precedente articolo abbiamo visto in ruolo degli antiossidanti nell'arginare l'azione dei radicali liberi fornendo una lista dei gruppi di antiossidanti e dei gruppi di alimenti che li contengono. In questo articolo vedremo quali sostanze in particolare possiedono un'azione antiossidante e in quali cibi si trovano. Segue una breve presentazione dei primi 5 antiossidanti da conoscere. I prossimi cinque così come anche una breve lista dei cibi ricchi di antiossidanti in generale nel prossimo articolo. L'ordine della Top 10 non fa capo al potere antiossidante dei singoli elementi.
Viamina E In particolare l’alfa-tocoferolo appartenente alla famiglia della vitamina E è una delle forme vitaminiche più potenti in natura e un potentissimo antiossidante liposolubile presente in alcuni oli come olio di oliva, di canapa e in maniera molto abbondante nell’olio di germe di grano. Appartenente alla stessa famiglia sono anche i trotrienoli presenti nell’olio di cocco e di palma.
Vitamina C Anche la vitamina C ha un ottimo potere antiossidante. È presente nelle bacche di goji, negli agrumi, nei kiwi, nell’acerola, nei peperoni e nei pomodori e nelle verdure a foglia verde.
Microelementi come selenio, ferro e zinco Questi microelementi espletano un’azione antiossidante quando concorrono a formare gli enzimi. Ad esempio l’enzima Glutanione perissodasi che contiene selenio gioca un ruolo molto importante nel sistema di difesa contro l’azione dei radicali liberi proteggendo in particolare la membrana cellulare.
OPC Proantocianidine oligomeriche, conosciute sotto la sigla OCP sono dei bioflavonoidi. Si trovano nei semi dell’uva rossa. Negli anni hanno rivelato un altissimo potere antiossidante, circa 20 volte quello della vitamina C e 50 volte quello della vitamina E. Gli OCP risultano inoltre potenziare l’azione antiossidante delle vitamine e viceversa creando una sinergia naturale contro i radicali liberi.
Glutatione Il glutatione è un tripeptide (è costituito cioè da tre amminoacidi) costituito da cistina e gliceina considerato uno dei più potenti antiossidanti e spesso utilizzato come base per prodotti antietà. Il glutatione è in grado di neutralizzare i radicali liberi e dare inizio a processi di riparazione del dna. Permette inoltre di riportare la vitamina c nel suo stato antiossidante originario dopo che questa ha ceduto un elettrone al radicale libero inattivandolo.
Allicina è un composto solforato presente nell’aglio. È presente solo in forma liquida e si forma quando l’aglio viene battuto o tagliato. È in grado di espletare una forte azione vaso protettiva. L’ allicina è apprezzata quindi a livello medico per la riduzione di arteriosclerosi e formazione dei lipidi nei vasi sanguigni. A livello antiossidante è in grado di legare i radicali liberi inibendoli.